domenica 6 luglio 2008

Lettera aperta a Ezio Mauro

...ancora incredulo per Repubblica del 29 giugno 2008 e le sue OTTOrigheOTTO sul BolognaPride, anzi OTTO emistichi perché tampoco di riga si poteva parlare visto che parevano Alessandrini con cesura in evidenza, allego (da queerblog) questa lettera della scrittrice Cristiana Alicata a Ezio Mauro che penso racchiuda un po' tutte le mie amarezze - e quelle di molti altri- soprattutto se paragonata all'articolo del Pride dell'anno scorso.

Fatemi sapere le vostre impressioni

Ezio carissimo,

Sono rimasta stupefatta, e così molti gay italiani, dallo spazio che il tuo giornale ha dato, domenica alla manifestazione di Bologna. Io c’ero, sono una persona oggettiva, è stata una manifestazione mastodontica e composta se si esclude la rissa finale, rissa che si spiega con la disperazione, la disperazione della censura a cui siamo costretti, per cui comincia ad esserci qualcuno che alza i toni per cercare modi di fare parlare di sè. Quando una minoranza viene così tanto isolata dai media e dalla politica, le ali si estremizzano, si irrigidiscono e diventano pericolose. Questo persino nella minoranza storicamente più pacifica del mondo.

È stato doloroso comprare il tuo giornale, salire su un treno sperando di leggere commenti e interviste della gente e trovare un trafiletto in mezzo alla cronaca e vicino ad una ragazza che si prostituiva non mi ricordo per cosa.

Mi ha dato un senso di disfatta democratica, di frustrazione infinita. Dimmi perché. Dimmi perché i gay in Italia non hanno nemmeno diritto ad esistere nella cronaca. Dimmi perché all’alba di un Pride Nazionale un giornale come il tuo non intervista i leader del movimento, non racconta le nostre storie, non fa il punto di una situazione sempre più scandalosa, non punzecchia la politica, persino quella che dovrebbe essere dalla nostra parte, non si confronta con il resto d’Europa. Una stampa oggettiva e matura e democratica deve contribuire alla crescita del Paese, a porgli la realtà con la giusta oggettività. Questo silenzio collettivo sui temi GLBT sta diventando ogni giorno più pericoloso perché autorizza la violenza omofoba, incrudisce la violenza psicologica tra le mura familiari, porta gli adolescenti alla depressione e a volte anche al suicidio. Chi nega questo è un irresponsabile.

Perché il tuo giornale non apre on-line una sezione dedicata a queste storie? Perché il tuo giornale non dà cittadinanza ad un pezzo d’Italia e pone una pietra di civiltà, una di quelle pietre che possono accelerare il processo di ottenimento dei diritti fondamentali che in Italia ancora mancano?

Ti informo che pubblicherò questa lettera sul mio blog.

Ti mando un amaro saluto.

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